STATO DELLE RICERCHE E DEI LAVORI


Febbraio 2000
L’intervento di recupero del Castello Aghinolfi denominato “Indagine conoscitiva, restauro e valorizzazione turistica del Castello Aghinolfi di Montignoso (MS)”, ha avvio nel 1998 grazie all’interesse del Comune di Montignoso, ente proprietario, della Provincia di Massa-Carrara, della Cassa di Risparmio di Lucca e della Regione Toscana che ha destinato al progetto un cospicuo finanziamento derivante dai Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale.
Il Castello, ricordato dalle fonti scritte a partire dall’VIII secolo, si trovava, prima dell’inizio dei restauri, allo stato di rudere.
Raffigurazione del castello nel secolo XIX
Stato dei ruderi prima dell’inizio dei lavori

 
Il mastio ottagonale ed il baluardo di San Paolino

 
 
Abbandonato nella metà del secolo XVIII il castello era stato utilizzato nel 1945 come principale caposaldo tedesco della linea gotica tirrenica, impiego che ha causato la parziale demolizione dell’ampio circuito murario, che recinge una vasta area boscata ed una struttura ottagonale, il mastio.

 Planimetria ottocentesca



 
 
 
 
 

Il mastio ottagonale prima dei lavori di restauro

 
Il mastio costituisce il centro funzionale del castello e la sua struttura presenta, nei prospetti, una tangibile sedimentazione storica nella quale fasi costruttive diverse si alternano in una secolare sequenza che non impedisce, tuttavia, la visione unitaria del monumento. La struttura muraria si presenta quindi come un palinsesto nel quale le demolizioni e le ricostruzioni, che trovano spesso rispondenza con gli episodi narrati dalla documentazione scritta, sono ben leggibili sebbene si susseguano in un vasto orizzonte temporale.
Una veduta a stampa della metà del secolo XIX
Una fotografia risalente agli inizi del secolo

 
Sul mastio ottagonale, le cui fasi costruttive più antiche sono caratterizzate dalla presenza di un’opera pseudo-isodoma, sono state avviate nel 1996 ricerche archeologiche. In assenza di materiali archeologici datanti, connessi alle murature, è stato fatto ricorso alle datazioni archeometriche: alcuni frammenti di carbone contenuti nelle malte sono stati sottoposti all’esame del C14 mentre alcuni frammenti di laterizio sono stati datati tramite termoluminescenza.
 
 
Un frammento di carbone contenuto nella malta
Il diagramma interpretativo della datazione C14
L’esperienza, che è stata presentata a Lione, nell’Aprile del 1998, al 3éme Congrès international 14C et Archéologie, ha permesso di attribuire le fasi costruttive più antiche del mastio ottagonale ad un periodo compreso tra l’XI ed il XII secolo, mentre alcune ricostruzioni sembrano risalire al secolo XV.
Il progetto attivato con il co-finanziamento europeo è finalizzato al raggiungimento di tre obiettivi principali: la conoscenza, il recupero e la valorizzazione del bene. L’avvio del progetto ha quindi consentito il proseguimento delle ricerche sulla struttura ed in particolare lo studio dell’interno del mastio ottagonale il cui piano di calpestio era rialzato, rispetto alla superficie esterna, nel punto più alto, di ben otto metri. Si ipotizzava quindi, all’interno del mastio costruito sulla parte più alta del colle, l’esistenza di strutture preesistenti alla torre ottagonale, da collegare alle frequentazioni altomedievali ricordate dalle fonti scritte.
Le condizioni statiche della struttura, composta da due torri una dentro l’altra, non consentivano l’immediata esecuzione di scavi archeologici che, se eseguiti, avrebbero potuto alterare i precari equilibri statici.